Alcuni anni fa, trovandomi in Toscana per una campagna fotografica apparve in una pubblicazione consultata una cripta. La si intravedeva nell'immagine da un'apertura nel sottobosco. E' nota come cripta di Giugnano, in località chiamata San Gugliemo fino all'inizio del Novecento, nome che attualmente conserva il vicino agriturismo. A ritroso nel tempo è possibile documentare la sua presenza storica medioevale grazie ad alcuni studi pubblicati nel web. Se ne documenta l'esistenza in un monastero risalente almeno alla seconda metà del XI secolo, essendo parte dell'ampio complesso monastico di San Salvatore, di cui restano solo tracce superficiali. Nella prima metà del XIII secolo diventò parte dell'amministrazione di San Galgano, di cui è nota la celebre abbazia in rovina, quindi proprietà dei Cistercensi, al tempo un potente ordine sia per i favori ottenuti da ecclesiastici e laici che per i vasti possedimenti dovuti ai lasciti dei benefattori.
Nel medioevo il sito è stato interessato da intensa attività umana - a: monastero; b: steccaia; c: canalizzazione; d: impianti medievali; e: opificio idraulico; f: fornaci; g: gora; l: strutture siderurgiche; m: mulino (tratto da Cantini, Farinelli 1986)
Alla presenza di quegli edifici religiosi non va attribuito un carattere eremitico ma fu parte di contesti produttivi, di sostentamento, essendo la zona già di interesse per le risorse minerarie presenti, rame e argento, e per la forza idrica della valle del torrente Bai. Storie industriali di cui oggi esistono solo tracce. In quel periodo si fa anche riferimento alla grancia di Giugnano. Grance erano appunto luoghi di supporto alle comunità monastiche, introdotte dai Cistercensi, destinate alla fornitura di prodotti agricoli.
Sul finire del XIII secolo si documenta di un passaggio della proprietà del complesso agli Agostiniani, e forse qui si insedia una comunità guglielmitica, da cui il nome più recente della località San Guglielmo. I rifeirmenti storici consultati per l'esistenza del monastero si concludono alla metà del XIV secolo con la volontà di disfarsene da parte degli Agostiniani, senza ulteriori riferimenti a vicende successive. La valle del torrente Bai avrà poi uno sviluppo parallelo per la vocazione produttiva che presenta continuità fino alla metà del XX secolo, testimoniata da tracce dell'attività siderurgica medioevale fino alla più recente presenza di un mulino.
Del complesso se ne osservano le rovine; presente nell'area sono i resti dell'aula gotica, un edificio a pianta rettangolare probabilmente destinato a luogo di culto, originariamente con copertura a volte ormai crollate.
L'elemento più interessante discretamente conservato rispetto al resto è la cripta. Oggi è competamente interrata, diversamente dal passato come lascia intendere la presenza di una finestra ostruita; l'interno rimane agibile da un'apertura creata dal crollo della copertura della volta, tramite scala a pioli lì posizionata, in alternativa alle scale d'origine non più accessibili.
La pianta è rettangolare, con presenza di abside semicircolare che chiude un lato. Dalla parte opposta tre piccole nicchie. Le volte a crociera sono sorrette da quattro colonne che vanno a suddividere lo spazio in tre navatelle. Due colonne hanno forma circolare, le altre due di forma ottagonale sono di probabile riutilizzo da altro edificio, probabilmente una villa altomedioevale nelle vicinanze. Le colonne sono sormontate da capitelli di vari stili.
E' una discesa nel lontano passato, poi una risalita al nostro mondo che volta le spalle alla sua storia, malgrado studi ne abbiamo messo in rilievo l'importanza ed un intervento di recupero ne abbia solo momentaneamente rallentato il declino. Rovine che sempre più spesso sono le macerie del nostro presente.
FONTI
Informazioni ricavate consultando documenti presenti nel web relativi a studi del sito. Per approfondimenti si rimanda alle pubblicazioni indicate non disponibili al momento della stesura dell'articolo.
GALLERIA (campagna fotografica 2013)