Pripyat , Nikon F80 e una Ilford FP4
Durante il primo Chernobyl tour mi ero portato la Nikon F80, con la speranza di trovare tempo da dedicare anche alla pellicola. Nulla del genere fu possibile, troppo veloce il passaggio attraverso le innumerevoli sorprese del luogo, solo piccoli frammenti esterni, rubati alle brevi pause, in spazi aperti o sui tetti.
La qualità delle scansioni non rispecchia i canoni dell’alta risoluzione, una ventina di foto comporterebbero un lavoro allo scanner troppo elevato per questo scopo.
Ecco la prima sosta di fronte al canale, in vista della centrale(reattori 5\6) in costruzione.
Il seguente è invece il lontano profilo delle centrali.
Il successivo scatto invece è un classico, quanto andare in piazza Duomo a Milano, il reattore 4 e la copertura che va lentamente deteriorandosi, un problema cun cui presto l’Europa dovrà fare i conti (molto onerosi). La radioattività lì non è certo tale da lavorarci in modo permanente, ma qualche decina di microSievert in una passeggiata si possono anche ignorare.
Restando in zona centrali una visita alle torri di raffreddamento mai terminate è un’altra sosta che lascia impresso il segno nella memoria. Soprattutto potendo vagabondare dentro i loro interminabili spazi e riverberi.
Attorno ai principali centri di attrazione del’interesse ci sono altre realtà minori nella zona, come questa stazione dei treni, anche se i treni e la stazioni da questa foto, rivolta in direzione del nulla, non sono visibili.
In direzione della città morta di Pripyat ci si imbatte nel monumento storico della sua fondazione, nel 1970.
La migliore vista di Pripyat si ha dall’alto dei palazzi. Nelle tre foto successive un esempio di questo paesaggio desolato, comunque molto più intenso e profondo della banale periferia milanese dei palazzinari, antichi e moderni.
E per terminare questo unico set a pellicola di quei quattro intensi giorni trascorsi in uno dei più singolari luoghi d’Europa, la fabbrica Jupiter, l’unico edificio industriale della zona di esclusione. Si dice fosse destinato alla produzione di nastri magnetici, con forniture di strumenti e materiali per le centrali, ma un alone di mistero aleggia sulla funzione di questo luogo. Leggenda popolare o l’ennesima copertura del KGB? In un articolo di Derelicta.net (non il blog) se ne parlerà più approfonditamente.